Trivelle: il ricorso della Regione Puglia è stato molto utile per tutelare l’ambiente. La Corte Europea ha stabilito che è necessario valutare l’impatto ambientale dell’air-gun sommando tutte le ricerche contigue
Il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano dichiara: “La Corte rimette al Giudice nazionale (il Consiglio di Stato) la questione relativa alla valutazione di impatto ambientale dando indirizzo perché essa sia svolta sommando ogni singola autorizzazione alla prospezione e ricerca di idrocarburi in mare, e quindi accogliendo nella sostanza le preoccupazioni della Regione Puglia sulla raffica di autorizzazioni contigue rilasciata nel mare della Puglia.
In questo modo sarà possibile mettere un freno a questa modalità legittima, dice la Corte, ma che non può aggirare le normative sulla valutazione di impatto ambientale.
Il ricorso della Regione Puglia non è stato respinto perché la palla è ritornata al Consiglio di Stato che deve ancora decidere.
Adesso in compresenza di più autorizzazioni su aree contigue, in termini cumulativi, sarà più difficile ottenere una valutazione di impatto ambientale positiva.
Sul punto la Regione ha infatti formulato specifico motivo di appello e, peraltro, lo stesso Consiglio di Stato in sede di rinvio alla Corte di Giustizia aveva precisato che la tecnica dell’air-gun (consistente nell’utilizzare un generatore di aria compressa ad alta pressione) per generare onde sismiche che colpiscono il fondale marino, può essere dannosa per la fauna marina.
Pertanto la Corte di Giustizia, benché la questione pregiudiziale verta sulla possibilità che uno stesso operatore richieda più autorizzazioni alla ricerca, ha indicato al Giudice nazionale la necessità, sotto il profilo ambientale (direttiva VIA), di verificare se siano stati considerati gli effetti cumulativi dei progetti oggetto di giudizio.
Afferma infatti la Corte che spetta alle autorità nazionali competenti tener conto di tutte le conseguenze ambientali che derivano dalle delimitazioni nel tempo e nello spazio delle aree oggetto dei permessi di ricerca degli idrocarburi, per evitare una elusione della normativa dell’Unione (direttiva VIA), tramite il frazionamento di progetti che, messi insieme, possono avere un impatto notevole sull’ambiente.
Quindi se è vero che la normativa italiana, che consente ad uno stesso operatore di richiedere ed ottenere più autorizzazioni alla ricerca di idrocarburi, non contrasta con il diritto dell’Unione, è anche vero che in sede di valutazione dell’impatto ambientale (a norma dell’art.4 paragrafi 2 e 3 della direttiva VIA) deve essere valutato anche l’effetto cumulativo dei progetti che possono avere un impatto notevole sull’ambiente”.
Pubblicato il 14 gennaio 2022